Free Dot, il punto libero con cui si è chiamato il duo in questione questa volta 

presenza un concerto live, rinunciando quindi agli effetti della sovraregistrazione. 

La loro musica improvvisata con strumenti etnici e non ha delle radici, in quella 

delle tradizioni delle musiche extraeuropee, nelle registrazioni e nelle performances 

sul campo, ma anche in pionieri come Stephan Micus che nelle sue innumerevoli 

registrazioni fatte in solo per la Japo prima e la ECM dopo ha messo insieme strumenti 

di tradizioni ed etnie diverse su innumerevoli traccie arrivando a delle suggestive 

conclusioni su supporto audio ben recepite dal pubblico.I due musicisti italiani,

Paolo Pacciollaalla batteria, berimbau, mbira,voce, arpa ebraica, piano, campanelli e 

Antonio Cotardoai flauti, voce,campane, pianoforte affascinano e seducono il pubblico 

con una musicache può sembrare semplice, allo stesso tempo lontana anni luce dallefacili 

suggestioni di quella che si ascolta nei saloni di bellezza perrilassare i clienti.

C´è tensione in quello che fanno, un flusso di energia che scorrelentamente ma inesorabile, 

l´uso di tradizioni extraeuropee fatto con unapproccio originale. L´incontro del berimbau, 

proveniente dalBrasile, e di flauti in uso in luoghi lontani e apparentementeirranggiugibili 

fa scintille, così come il cercare le risonanzeall´interno del pianoforte, o gli incontri 

con gli altri strumenti percussivi raccolti per il globo.È uno di quei dischi che si 

ascoltano molte volte, bello e misterioso allo stesso tempo, da cui più che una formula 

traspare l´interesse per il suono allo stato puro insieme al momento magico colto dai microfoni.

http://www.musiczoom.it/?p=11928

Free Dot, the free point with which it is called the duo in question this time present a live concert, 

then giving up the effects of the overdub. Their improvised music with ethnic instruments and has no 

roots in the traditions of non-European music, in recordings and performances on the field, but also 

as pioneers Stephan Micus that in its many recordings made ​​for the first and Japo ECM after he put 

together tools and traditions of different ethnic groups on countless tracks coming to the suggestive 

findings on audio well received by the public. The two Italian musicians, Pacciolla Paul on drums, 

berimbau, mbira, voice, Jewish harp, piano, bells and Antonio Cotardo flutes, voice, bells, piano 

fascinate and captivate the audience with music that may seem simple at the same time far light years 

from easy suggestions of what you hear in beauty salons to relax your customers. There is tension in 

what they do, a flow of energy that flows slowly but surely, the use of non-European traditions made ​​

with an original approach. The meeting of the berimbau, coming from Brazil, and flutes in use in distant 

places and apparently irranggiugibili sparks, as well as the search for the resonances inside the piano, 

or meetings with other percussion instruments collected the globe. It is one of those albums that you 

listen to many times, beautiful and mysterious at the same time, from which more than a formula show 

his interest in the pure sound along with the magical moment caught by the microphones. 

http://www.musiczoom.it/?p=11928

Improvvisazione pura, estemporaneo flusso di coscienza, a partire solo da un variegato set di strumenti e 

oggetti, quello messo in atto da questi due eccellenti musicisti pugliesi. Poliflautista sperimentale, di 

formazione accademica e jazzistica, Antonio Cotardo, è solista alla costante ricerca della propria voce 

strumentale, sempre in relazione agli infiniti, possibili percorsi, reali o immaginari, che le molteplici 

tradizioni musicali altre possono offrire. Pianista, percussionista, etnomusicologo, profondo conoscitore 

della musica classica indiana, è invece Paolo Pacciolla, qui in veste di vero e proprio architetto del 

paesaggio sonoro, impegnato nel far risuonare campane, nel tintinnare cimbali, nel percuotere tamburi, 

nel far "parlare" la mbira africana, nello scandire ritmi al berimbao, il tipico cordofono della cultura 

brasiliana, e nel far riverberare le corde del pianoforte preparato. Una registrazione che si irradia nello 

spazio per placidi moti, regolari o irregolari, come di onde solleticate da una lieve brezza. A tratti 

l'ispirazione sembra essere quella meravigliata, ipnotica e rivelatrice del Tony Scott di Music for Zen 

Meditations. 

Ricercatori.(Marco Maiocco)http://www.discoclub65.it/jazz/archivio-mainmenu-42/5193-free-dot-just-flux.html

Pure improvisation, impromptu stream of consciousness, starting only from a diverse set of tools and objects 

that have been taken by these two excellent musicians from Puglia. Poliflautista experimental, academic training 

and jazz, Cotardo Antonio, was a soloist in constant search of its instrumental voice, always in relation to the 

infinite, possible routes, real or imaginary, the many other musical traditions can offer. Pianist, percussionist, 

ethnomusicologist, connoisseur of Indian classical music, is instead Pacciolla Paul, here as the real 

architect of the soundscape, is busy trying to ring bells, jingle the cymbals, the drumming in to "talk" to 

the African mbira, in marking the rhythms berimbao, the typical cordofono of Brazilian culture, and in doing 

piano strings reverberate prepared. A recording that radiates into space to placid movements, regular or 

irregular, such as waves tickled by a gentle breeze. Sometimes the inspiration seems to be surprised, hypnotic and 

revealing of Tony Scott Music for Zen Meditations. Researchers.